17 gennaio 2016
Sgocciola il ricordo del futuro
Sgocciola il ricordo,
pianto
è l’illusione
di un giro contorto
perso tra visioni,
versioni,
incursioni,
andaluse stanze,
piazze
in giro tramortite.
Così
misi la fine
la mia
quando
sognavi ancora e poi
credevi
all’ultima intrapresa
resa
come
inizio e dignità.
Ancora e ancora,
solo l’aurora,
resta il tempo
maledetto
del ricordo
ieri vedo
ciò che dico
e raccontai
tra l’intervallo
primo e questo.
Così,
sarà così
che tu
struggente,
la stessa,
la vita
di quando
a un palmo
ero distante
e tu così vicina.
E canto
e cantai solo di te.
Tormenti
intesi,
sussurri
gli anni passati
ormai finiti.
Eccoti
qua,
cambiata e sempre tu,
ragazza che raccoglie in sé
l’armonia tutta,
l’umanità intera
ed ogni altra non è
che parte di te.
Eccoti di nuovo
nella mia memoria
stesa su panchina,
mi ricordo!,
dicendo sai,
discorso
prezioso,
tu ricordi il nostro tempo
al confine
dell’universo
intero;
esso era
ed è ancora
nei tuoi occhi
che sai
e sai il tuo nome
e dire
sì, è questo,
scoperto il suono
sull’atlante
ma dopo
il gusto
io scriverei la stessa cosa.
Il segno del ricordo.
E tu continui
Bea con la lettera d’inizio,
ossia lì alla fine della musa
di bellezza,
che ti rimanda
al boschivo
cirro tra porpora e arenaria
e all’occhio lucente
metilene e cobalto,
ma sfumato e profondo.
S’arena dunque l’alma mia
come lucente al trotto
del giro commosso
e ridicolo
e s’arena ancora alla tua vista
splendente
che sembri trafitta e risorta,
che sembri andata
ma col vigore di allora,
che ti amo ancora in diecimila
intensità diverse
ed amo il tuo corpo
soggetto a mutamento
e più muta più l’amo
più penso
ad allora,
l’estate e quanti anni!
Quando cominciò
come valanga ora immerso
nel fango,
in sedimenti irrecuperati
e irrecuperabili
o tu mia luce,
quanto di te ricordo
e prima ancora dell’immagine
la voce
e prima ancora il suono
e il sibilo anzi ancora
quanto m’è dolce.
Quanto mi è dolce il tuo volto
che si scrolla
e tutto nuovamente smuove
e non solo in me
ma traballa in mille serie multiformi
tutto ciò che è attorno.
E dal corpo all’alma tua,
quella ancora più viva
quella tua maestosa alma
alla tua statura parva
che ingrandisce l’orma
di te
in un tripudio
dell’immenso
e l’alma, l’alma
è l’alma
sei tu splendida!
La tua alma dormiente
che subito si sveglia,
la tua alma che ti è e ti rende
e tu divieni
dunque
immortale alle genti
e l’essenza
traspare
e languisce,
la vista inebria
e la mia parola si arresta
tu verità dalle tante ragioni
e dal cuore di tenebra,
incanto del domani
il nostro passato.
E ti rivedo
e ti sogno
riletta ovunque
e ovunque
una persa
ricuperata
e intensa.
E lo spirto
più ancora
è il tuo verbo
di cui ho detto,
e che lascio al silenzio
nella preziosità della tua assenza,
a me forse più prezioso
ma adornato
ed agghindato
se mai risentissi
o concessomi farlo
divina che ometto la i
mettendola in eccesso
come alle terme
perché la mia è incompletezza
e la tua perfezione.
Ah sapessi che fai,
sapessi parlare
o scrivere
o dire
o segnare nell’aere
o nel segno tuo stesso
di ieri il completamento
quanto lontana mi è la vita,
quanto le cose,
quanto gli affetti,
quanto l’amore,
ma ragazza di un tempo,
indelebile mia compagna assente
di questi ultimi miei anni,
sapessi vivere
vivrei di te.
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26 settembre 2015
Emisfero di passioni è la ragazza mia
Emisfero di
passioni è la ragazza mia
ed ogni
quesito d'universo spento
ripudia
dolor nell'estroso passo,
talora
guarda al dipinto plurale
dell'erba e
del soffice manto
austero nel
canto cadenzato
e raddrizza l'inverso
fragoroso
della vista
quando, miserrimi,
celebrammo
la ventura dell'oscuro.
Talora lei
simpatica,
quando le
fisso le mani
abbassa il
viso
ed è come
voragine il
mio core,
come
tempesta il mio sentire,
tutto
trasmuta in trascendente
e non v'è
figlio di Cristo
che non
senta il pullular
di una
scolastica passione,
il vincolo
sovruman
della
femminea intenzione.
Allor si
chiede all'ombra
ristorato
un corpo
innamorato e tutto
perso
se da un
solo cenno
si può
carpire il color
dell'immenso,
le fugaci vie
mancine,
i dardi e le
stelle
che in
gomitoli di costellazione
fanno l'eco
al grappolo
vistoso della sua
silente
immaginazione,
del suo
sorriso.
Sembra che
la temperanza
vinca la
empedoclea
confusione,
la scissione
dell'armonia
tutta in
faville
quando per
la tensione
si respira
guerra
che dir 'sì
santa
è offesa
all'anima
creatrice.
E lei,
perciò,
è l'unica
salvezza,
o genti
mortal
gettate al
vento il mantello,
ficcate
nella rimembrosa roccia
l'acuminato
stendardo,
lanciate
l'elmo,
che 'sì
tosta virtù
mai per
disdegno
ha carpito
il senso mio.
Come il
pittor
talvolta
naufrago
rimugina
sull'algoritmo
fitto
del Fato
per trovar
la giusta quadratura
al cerchio,
tal io son
rimembrano e contemplando
la sua gioia
diurna
e furente
nella notte
quando
l'occhio dilata il suo vettore
e tenue come
foco rissoso
sfavilla il
suo pudore,
splendore!
Non negate
spiriti
a cotal
figliuola
che tanto ha
sofferto
e tanto
amato
la grazia
dell'immenso.
E tieni
conto
o
Misericordioso Lume
che pur se
lei ha negato
il tuo
dominio
l'occhio
ruggente e celeste
suo
a te ha
condotto
me e gli
altri innamorati
profughi nel
vuoto
infinito
dell'immenso.
Non
sperderti dunque,
o mia
canzone,
ma per li
cortili e i vicoli,
le reti
ingorde
e le
prolisse rive
spargi il
suo nome
e per desio
cedile il
posto
nel più
melodioso cerchio.
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