31 ottobre 2015
Berecyntia
Memorie
oscure (dialogo notturno)
"
nobiltà nata nel fango
alto
disonore!"
intrepido pullulare ardente di
passione, gaudio genealogico ed
intenso, scosceso sentiero di
verità
celate, disonore
intatto,
nobiltà
spezzata, fare altero
evidente ed indissolubile.
"
Angelo di bontà conosci l'odio,
i
dubbi terrori di quelle orride
nottate
che comprimono il cuore
come
carta spiegazzata?"
conosco
il lento venir meno dei demoni incantati che gioiranno fragili
all'ascesa
dell'oscurità celtica,
che
aspettano impazienti che un veltro
li
trapassi
e
li scrolli docili verso l'infinito.
rev:
"Oh
notte senza stelle, oscura notte "
tiepida
risplendi luna pallida mentre contemplo la tua immagine riflessa sulle acque
"La
notte irresistibile, la nera umida notte, la funesta notte di brividi percorsa,
ormai consolida il suo dominio"
e
le celtiche genti indomite danzano sotto il lampadario minuzioso e fioco di
speranze mentre si eclissa l'ultimo barlume e l'occidente cede il passo alla
potenza oscura
Immago
a tarda sera
Sguardo
inclinato verso il sole
proteso
all'imbrunire il tuo ardore
che
già sul mio corpo
è
notturno tepore
indiano.
Dolci
sono i tuoi occhi al far della sera
incanto
gelido il tuo leggero abbraccio
sogno:
vederti tutta splendida
l'entusiasmo
dà forma a questa immago eterna.
O
pensiero che falco su cime s'innalza,
a
due passi dal docile viso scomposto
in
eterno pensando al dolce sguardo maledetto,
superando
i confini del tempo alla fine sentirai
il
dolce suono, vento tra capelli.
Intorpidito
da te
intorpidito
da te
e
dallo sguardo silente
di
ricordi sbiaditi
e
tesi al vento
è
un attimo
e
compare multiforme
la
tua figura
in
un sussulto intrepido
vorace
e dolente
sono
solo parole
che
si arrestano dinanzi
al
tuo incauto gesto
folgorante
e
resta il tuo docile volto
indissolubile
Gelido
cobalto
gelido
cobalto
dipinto
di assenzio
in
gaudiose vittorie
etiliche
incantate
dal supremo colore
intorpidito
dal pallido
incarnato
che cede alla sera
i
misteri,
al
chiaro contatto
di
un raggio di luna.
Apparenza
terribile e lucente
apparirà
sintetica,
intraprendente
lemma silente,
apparirà
un
tepore nel cielo
senza
preavviso,
dico
sul serio
stringendo
nei pugni
il
tuo velo sospeso
di
inquietudine
cambierà
tutto
come
solo
un
arido sentiero
ha
breccia
nella voce
dimessa,
un po' cupa,
nostalgica;
intorpidito
ogni furore
sono
strade,
intenta
al suicidio
di
catrame
che
sfiora ad ogni ora
il
tuo buon umore,
e
senti dolente
il
mutamento
della
pioggia.
Ricordo
fulmineo
dagli
occhi incauti
mal
dimessi
al
silenzio
loquace
come fluido
diluito
e
tenebroso
di
pensieri impuri
che
m'invadono
e
che si inchinano
al
tuo apparire
furiosa
in
estasi per un ricordo.
Fede
notturna
Il
capiente cofanetto
di
gioie perdute
sperso
tra rime
che
solfeggi sussurrati si fanno
sbiaditi
tra le dita.
Pensieri
stanotte
di
fughe astrali,
storie
da seppellire nell'oblio babelico
mentre
si impone pallido e scarno il tuo volto
spinto
dal silenzio dell'ultima nota addormentata
sui
tuoi seni disillusi aneliti di vento.
Ritorni
assopita
mi
guardi stupita,
il
domani dell'oggi è figlio del mio desio
e
il cuore indelebile su carta tracciato.
Sonnambula
silvana
L'inverno
sboccia dai rami,
scende
rugiada nottambula
ad
occhi sciupati
svogliata
sorprendi,
è
già ora.
La
storia, la nostra,
non
la racconto io,
soltanto
tiepidamente la sfioro
per
non svegliarti,
ma
riapri gli occhi a fessura
sei
tenere tra le mie mani
dolce
bocciolo silvano.
Gaudio
improvviso è madore
sul
tuo corpo sigillato,
effluvio
e vento tra fronde inerpicate
di
capelli furenti.
Ecco,
si
cristallizza il momento,
tu
voltata verso il mare d'inverno,
la
veste di lino traspare
inaudita
precipiti tra braccia indolenti.
Fuga
Prendiamoci
per mano
e chiudendo gli occhi navighiamo
traversando correnti di mari lontani,
ed anche se più tardi del previsto
al fine giungeremo sulle rive
calde del nostro mondo.
Poi,
senza remissioni,
ascolterò parlare per davvero
il tuo candido cuore
che, anche se in silenzio,
mi saprà dire cose
che tu non hai mai detto.
E
sarai già brilla,
le tue parole fuoco e argento,
sole e vento
dalle corde vocali.
E
sarai ancora più bella,
il tuo vestito dalle bordature viola,
non ti sentirai sola.
Dalla
sera alla mattina
non avremo più paura
ed il nostro spirito più vero
darà corpo al pensiero
che, brulicando tra le rovine,
sarà più libero di quanto credi,
urleremo sino a tardi.
E poi
verrà la notte
e tu sfinita cadrai sul guanciale
con una forza animale.
Ed io cogliendo l'attimo
carezzerò la pelle,
soffici saranno le stelle
che dai tuoi fuochi accesi
cadranno più cortesi
sul mio braccialetto.
Illumineremo
il cielo
con un arcobaleno di diamanti
dagli zigomi striscianti
che toglieranno il vero,
il buono e il giusto
dalla nostra mente,
zigomi di serpente.
E,
come dei bohemiens,
non ci cureremo del passato
né tantomeno del futuro,
vivremo coscienti
solo di essere noi stessi.
Ma non
sarà poi il giorno a svegliarci
col suo soffice e sottile filtro di luce,
sarà un repentino mutamento
della temperatura del nostro corpo.
Saremo ancora mano nella mano
e i baci, baci, baci
investiranno il corpo
come sopra come sotto.
Però la nostra forza tremante
cadrà sconfitta a terra.
Il
circolo ondulatorio della testa
intorno ad un oggetto fisso,
che poi è lo stesso,
ci renderà più lenti
nei movimenti.
Il flusso di ricordi
sarà annebbiato da dimenticanze
a vivide alternanze.
Le nostre ali spezzate
saranno rinnegate
dagli altri
ma risorgeranno dal nulla.
E la
fonte blu cobalto
stenderà sul tuo smalto
uno strano desiderio.
Berecynthia
Nube
d'assenzio discende lieta sulle tue forme perfette, un nuovo giorno avanza e si
dipinge lo spettro della vita tra storie colme di verità, anzi la venuta di
mille colori esplosi tra i rami spogli, un desiderio, rompe ogni attesa e si
impreziosisce la tua fragilità, un simpatico refolo ti schiarisce la voce e la
realtà bianca e pura è il tuo potere, il solito crescendo tra le foglie è
l'apparenza dei tuoi capelli di rame, dei tuoi sogni innocenti e dei tuoi cenni
perversi di generalessa alla mensa del sapere con l'elmo e il candore di parole
ferme e frementi mentre scorre il tempo e resti la ragazza di sempre, la
dominatrice di ogni sussulto e di ogni canto.
In cima al monte bendata sei il refrigerio dei miei pensieri, la fonte dei miei
desideri, passano i mutamenti, ritornano all'origine anche quelli, ai ricordi
dai forma e vita, unito al cielo il tuo fiato gelato, congiunzione dello
spirito tra labbro e fronte, segnali occulti tra i righi, spazi che colmano le
indecisioni, chiavi svogliate e da te sincronizzate, mantieni il tono di voce e
impassibile ti addentri tra i tuoi trastulli artistici, creature immortali alla
tua sinistra, stendardi e simboli a destra, mille diademi e l'assoluto poggiati
sul capo, sospeso il giglio e l'acacia tra i denti, il leggio lì innanzi emana
leccornie d'incenso, è tutto pronto, ogni cosa al suo posto, inizia il folle e
ardito sbarco.
L'attimo di silenzio è riprodotto dal verbo muto, l'aura alle tue spalle si
infiamma, si inerpica il violaceo riflesso, tutto è stato detto, togli il velo
del giulivo e del tragico incanto e si arresta il flusso, si intorpidiscono i
sensi, voci lontane sono un unico coro e la linea delle cinque sostanze
un'unica barriera di forza, l'uno invisibile diviene percepibile.
...ed
ora, reduci da quest'ennesima
crociata
siamo
striscianti ma con gli occhi al cielo...
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