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BLOG "http://dichter.ilcannocchiale.it/", AUTORE DEL BLOG DOTTOR GIOVANNI DI RUBBA. GLI SCRITTI, IN LIRICA ED IN PROSA, PRESENTI IN QUESTO BLOG SONO OPERA DELL'AUTORE DEL BLOG, DOTTOR GIOVANNI DI RUBBA, E DI SUA PROPRIETÀ. |
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15 ottobre 2015
Porgimi gli affanni in assonanza
Cos’è?
Non credo il cambio
stravolgente della pioggia
dagli occhi,
così per scadimento atroce,
per sopito dilemma dalle mani,
dai canti antichi disincantati,
neanche è un rimorso,
come sogno,
come rostro al centro,
al vertice qualunque
oppur in aree protette
per gioco perverso.
Sono forse le smagliature
del frastuono
che già vanno sicure
in conclusione
mentre tu diffidente
cambi accordo,
dal rock al folk
poi al rock,
ma dimmi,
tu dove sei? Tu che sei prona
sul letto ad incantare
ammiccante,
do7 sol.
In fondo la decisione
è stata presa,
sentenza inflessibile,
nessun gravame possibile,
tra noi solo silenzi,
incompatibili,
diversi,
magiche manie involontarie,
sì,
magari anche il cofanetto
e le tue gioie stampate
tra labbra violacee,
tra il mascara dark,
tra i nuovi indumenti. Avvinghiata
tra collane e piume,
sincretia,
sì,
dai,
lo ridico,
metti la gonna zingaresca,
metti i braccialetti
turchini, quelli alabastrini,
quelli iridei,
poi infine quelli con le borchie,
e sì.
Sarà quel tuo mah
a intrigarti vanitosa,
o anzi quel sospiro
di velluto,
quel baratto arabesco,
quell’intarsio da mercatino,
e poi,
e poi un paio di vinili,
o diamine l’artista,
proprio non ricordo il nome,
credo robetta spagnola
o francese,
panteista quindi o
dada,
sintetizziamo, dai,
anarcodecadente,
vana suadente,
scanzonatamente,
poi batte il piano lontano e forte,
t’aggio voluto bene, assai
(quell’assai lo dici tre volte).
Ci vediamo ancora?
Certo, ci vedremo
nel momento in cui avrai
finito i tuoi giorni
(dio che bastarda),
quando l’anima
si ricongiunge al corpo
(ma non è già congiunta,
mah,
e questa volta mah lo dico io),
quando magari
non sei più tu nemmeno
(io credevo che alla fine lo trovassi
me stesso
non lo perdessi,
continuo con i mah,
no dai,
faccio uno smile da sms),
quando percepirai l’assunto
e lo comprenderai in contemplazione.
Con fumetti
persi tra i denti
che non mostri,
nel momento che sostieni
il campanile trecentesco
ricco di scritte,
ah gli artisti di strada,
ci pensano già loro,
tengo nel palmo il tutto,
porgo il patrimonio decumano,
parlo invano.
O infine canticchiando
di nuovo, nell’istante
in cui ti scuoti,
fulgente neopalestrina
riproponi i tuoi contrappunti
gotici.
Scenderà la foschia
in pieno luglio partenopeo
per serviti
un paesaggio condito
e tundreggiante
sottomesso ai tuoi voleri,
poi un ululare scandinavo
sarà indipendente
dal suono germanico o vittoriano,
sarà quasi similfinnico.
Nell’ipotesi cambiassi idea,
sai dove trovarmi,
porgimi gli affanni in assonanza.
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19 agosto 2015
Acustico intruglio
 (Marcel Duchamp - Nude descendant un escalier n. 2, 1912 – Olio su tela, 147.5 x 89 cm., Philadelphia, The Philadelphia Museum of Art)
Acustico intruglio nella notte,
lunare influsso sulla soglia del tempo,
poi sonnambuli pensieri,
destrieri rapidi.
Dammi l'attacco,
tra piatto e patto.
Sì.
Sona il bel sì,
d'oc, d'oil, d'oui,
cortese l'arnese,
Paride ed Eva, guanta na mela,
Guantanamera
Patroclo e Beowulf,
iena, lupo e leone,
indugio burino sbarazzino,
goccia perforante e claudicante,
dissetante, piangente, petalo brinoso
incandescente, borioso, bucolico,
georgico pizzetto.
Vai così,
ancora il sì,
paese violato, masticato,
bile il giornale nomato libero,
l'eurodance, i Gigi di turno
pop, dance e topini,
accigliati al piano, alle tastiere,
alle groviere,
dimmi mai o cosa fai,
la scrivente si arresta e vai a capo,
burumbum cià,
annebbiata scolaretta
nella vendetta,
l'ayatollah torchio di vendemmia,
tutto è ben quel che finisce in mi,
bufera russa o capricciosa,
rivoltosa ottombrina porpora,
zarina, cesarea,
Alessandria paludosa,
stop uno.
Movimento compulsivo,
pensiero ossessivo,
ritmo assordante
ed estatico ondulante,
pentateuco e pentagramma
cabalistico, sufismo
e panpsichismo,
percezione aumentata,
esponenziale mescalina,
astrale vite.
Lento, sh,
lento sh.
Un silenzio lo faran i papaveri,
il cemento.
Riprende, non arrestarti,
ribellati il sistema,
kantiano imperativo categorico
kierkegaardiano calar le palpebre,
recitar, il personaggio,
gioco dei ruoli,
gioco di ruolo,
gioco di parte,
Bercoglioni,
gioco delle parti,
il Vaticano.
Silenzio, ancora.
Bum!
Il pupazzo in viaggio.
Il ritorno etereo.
Il rimorso sulfureo.
Acqua distillata.
Olio e combustibile ligneo.
Classificazione enciclopedica.
Semitica semiotica e semiosi virale.
Attacco micidiale.
Falsificazioni e fornicazioni.
Formiche laboriose,
il sessantotto e le cicale.
Poi le scale.
Trasfert l'Rna.
Mitocondriale il respiro
e il nutrimento clorofillico.
Poi...
stop
secondo e terzo finale.
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