Accorata
come quando di notte
il ricordo sfuma
tenebra dolce tra languidi selciati
dimessi e infuocati
stridenti al pensiero
del mare in tempesta,
svolta imprevista,
e tutto il resto sale
inabissato
e sbiadito
dal tuo nome
che ovunque risuona
in soavità
principessa
di zeffiro e diamanti.
Le guance e il pallore
del viso
ritaglio stupito,
il gaudente fiato
del cielo
stellato
è manto inaudito
e tu spumeggi
mia solita rissa diletta
e sconnessa,
sei tu luce dimessa,
forma accorata
ed impronta magicamente
impressa
tra la parete e la finestra.
Il nome tempestoso pronuncio
e non dico.