Memorie oscure (dialogo notturno)
" nobiltà nata nel fango
alto disonore!"
intrepido pullulare ardente di
passione, gaudio genealogico ed
intenso, scosceso sentiero di
verità celate, disonore
intatto,
nobiltà spezzata, fare altero
evidente ed indissolubile.
" Angelo di bontà conosci l'odio,
i dubbi terrori di quelle orride
nottate che comprimono il cuore
come carta spiegazzata?"
conosco il lento venir meno dei demoni incantati che gioiranno fragili
all'ascesa dell'oscurità celtica,
che aspettano impazienti che un veltro
li trapassi
e li scrolli docili verso l'infinito.
rev:
"Oh notte senza stelle, oscura notte "
tiepida risplendi luna pallida mentre contemplo la tua immagine riflessa sulle acque
"La notte irresistibile, la nera umida notte, la funesta notte di brividi percorsa, ormai consolida il suo dominio"
e le celtiche genti indomite danzano sotto il lampadario minuzioso e fioco di speranze mentre si eclissa l'ultimo barlume e l'occidente cede il passo alla potenza oscura
Immago a tarda sera
Sguardo inclinato verso il sole
proteso all'imbrunire il tuo ardore
che già sul mio corpo
è notturno tepore
indiano.
Dolci sono i tuoi occhi al far della sera
incanto gelido il tuo leggero abbraccio
sogno: vederti tutta splendida
l'entusiasmo dà forma a questa immago eterna.
O pensiero che falco su cime s'innalza,
a due passi dal docile viso scomposto
in eterno pensando al dolce sguardo maledetto,
superando i confini del tempo alla fine sentirai
il dolce suono, vento tra capelli.
Intorpidito da te
intorpidito da te
e dallo sguardo silente
di ricordi sbiaditi
e tesi al vento
è un attimo
e compare multiforme
la tua figura
in un sussulto intrepido
vorace e dolente
sono solo parole
che si arrestano dinanzi
al tuo incauto gesto
folgorante
e resta il tuo docile volto
indissolubile
Gelido cobalto
gelido cobalto
dipinto di assenzio
in gaudiose vittorie
etiliche
incantate dal supremo colore
intorpidito dal pallido
incarnato che cede alla sera
i misteri,
al chiaro contatto
di un raggio di luna.
Apparenza terribile e lucente
apparirà
sintetica,
intraprendente lemma silente,
un tepore nel cielo
senza preavviso,
dico sul serio
stringendo nei pugni
il tuo velo sospeso
di inquietudine
cambierà tutto
come solo
un arido sentiero
ha
breccia nella voce
dimessa, un po' cupa,
nostalgica;
intorpidito ogni furore
sono strade,
intenta al suicidio
di catrame
che sfiora ad ogni ora
il tuo buon umore,
e senti dolente
il mutamento
della pioggia.
Ricordo fulmineo
dagli occhi incauti
mal dimessi
al silenzio
loquace come fluido
diluito
e tenebroso
di pensieri impuri
che m'invadono
e che si inchinano
al tuo apparire
furiosa
in estasi per un ricordo.
Fede notturna
Il capiente cofanetto
di gioie perdute
sperso tra rime
che solfeggi sussurrati si fanno
sbiaditi tra le dita.
Pensieri stanotte
di fughe astrali,
storie da seppellire nell'oblio babelico
mentre si impone pallido e scarno il tuo volto
spinto dal silenzio dell'ultima nota addormentata
sui tuoi seni disillusi aneliti di vento.
Ritorni assopita
mi guardi stupita,
il domani dell'oggi è figlio del mio desio
e il cuore indelebile su carta tracciato.
Sonnambula silvana
L'inverno sboccia dai rami,
scende rugiada nottambula
ad occhi sciupati
svogliata sorprendi,
è già ora.
La storia, la nostra,
non la racconto io,
soltanto tiepidamente la sfioro
per non svegliarti,
ma riapri gli occhi a fessura
sei tenere tra le mie mani
dolce bocciolo silvano.
Gaudio improvviso è madore
sul tuo corpo sigillato,
effluvio e vento tra fronde inerpicate
di capelli furenti.
Ecco,
si cristallizza il momento,
tu voltata verso il mare d'inverno,
la veste di lino traspare
inaudita precipiti tra braccia indolenti.
Fuga
Prendiamoci per mano e chiudendo gli occhi navighiamo traversando correnti di mari lontani, ed anche se più tardi del previsto al fine giungeremo sulle rive calde del nostro mondo.
Poi, senza remissioni, ascolterò parlare per davvero il tuo candido cuore che, anche se in silenzio, mi saprà dire cose che tu non hai mai detto.
E sarai già brilla, le tue parole fuoco e argento, sole e vento dalle corde vocali.
E sarai ancora più bella, il tuo vestito dalle bordature viola, non ti sentirai sola.
Dalla sera alla mattina non avremo più paura ed il nostro spirito più vero darà corpo al pensiero che, brulicando tra le rovine, sarà più libero di quanto credi, urleremo sino a tardi.
E poi verrà la notte e tu sfinita cadrai sul guanciale con una forza animale. Ed io cogliendo l'attimo carezzerò la pelle, soffici saranno le stelle che dai tuoi fuochi accesi cadranno più cortesi sul mio braccialetto.
Illumineremo il cielo con un arcobaleno di diamanti dagli zigomi striscianti che toglieranno il vero, il buono e il giusto dalla nostra mente, zigomi di serpente.
E, come dei bohemiens, non ci cureremo del passato né tantomeno del futuro, vivremo coscienti solo di essere noi stessi.
Ma non sarà poi il giorno a svegliarci col suo soffice e sottile filtro di luce, sarà un repentino mutamento della temperatura del nostro corpo. Saremo ancora mano nella mano e i baci, baci, baci investiranno il corpo come sopra come sotto. Però la nostra forza tremante cadrà sconfitta a terra.
Il circolo ondulatorio della testa intorno ad un oggetto fisso, che poi è lo stesso, ci renderà più lenti nei movimenti. Il flusso di ricordi sarà annebbiato da dimenticanze a vivide alternanze. Le nostre ali spezzate saranno rinnegate dagli altri ma risorgeranno dal nulla.
E la fonte blu cobalto stenderà sul tuo smalto uno strano desiderio.
Berecynthia
Nube d'assenzio discende lieta sulle tue forme perfette, un nuovo giorno avanza e si dipinge lo spettro della vita tra storie colme di verità, anzi la venuta di mille colori esplosi tra i rami spogli, un desiderio, rompe ogni attesa e si impreziosisce la tua fragilità, un simpatico refolo ti schiarisce la voce e la realtà bianca e pura è il tuo potere, il solito crescendo tra le foglie è l'apparenza dei tuoi capelli di rame, dei tuoi sogni innocenti e dei tuoi cenni perversi di generalessa alla mensa del sapere con l'elmo e il candore di parole ferme e frementi mentre scorre il tempo e resti la ragazza di sempre, la dominatrice di ogni sussulto e di ogni canto. In cima al monte bendata sei il refrigerio dei miei pensieri, la fonte dei miei desideri, passano i mutamenti, ritornano all'origine anche quelli, ai ricordi dai forma e vita, unito al cielo il tuo fiato gelato, congiunzione dello spirito tra labbro e fronte, segnali occulti tra i righi, spazi che colmano le indecisioni, chiavi svogliate e da te sincronizzate, mantieni il tono di voce e impassibile ti addentri tra i tuoi trastulli artistici, creature immortali alla tua sinistra, stendardi e simboli a destra, mille diademi e l'assoluto poggiati sul capo, sospeso il giglio e l'acacia tra i denti, il leggio lì innanzi emana leccornie d'incenso, è tutto pronto, ogni cosa al suo posto, inizia il folle e ardito sbarco. L'attimo di silenzio è riprodotto dal verbo muto, l'aura alle tue spalle si infiamma, si inerpica il violaceo riflesso, tutto è stato detto, togli il velo del giulivo e del tragico incanto e si arresta il flusso, si intorpidiscono i sensi, voci lontane sono un unico coro e la linea delle cinque sostanze un'unica barriera di forza, l'uno invisibile diviene percepibile.
...ed ora, reduci da quest'ennesima
crociata
siamo striscianti ma con gli occhi al cielo...